Si terrà il prossimo 31 maggio presso il Tribunale di Tivoli il giudizio abbreviato del procedimento penale contro l'impiegata sublacense dell'Asl Rm 5 accusata di concorso aggravato in peculato insieme al marito.
La donna, arrestata nell'ottobre scorso, è tornata a casa a Natale ma ora dovrà affrontare il procedimento penale nel quale l'Asl Rm 5 si è costituita parte civile nominando l'avvocato Adolfo Scalfati. Secondo l'accusa della Procura di Tivoli, infatti, "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, la dipendente V. G. in qualità di assistente amministrativo presso la Asl Roma 5 con funzioni di addetta all'emissione di mandati di pagamento e dei relativi bonifici, in concorso con il marito V. F. si appropriavano della somma complessiva di euro 311.000 mediante emissione di n° 89 mandati di pagamento che la dipendente V.G. predisponeva sul conto corrente della Bbc di Palestrina agenzia di Subiaco ad entrambi intestato, facendoli figurare come rimborsi per il servizio di trasporto dei pazienti dializzati, attraverso l'utilizzo di determine dirigenziali di autorizzazione al pagamento dei predetti rimborsi in cui non era inserito il nominativo di V. F., soggetto non avente diritto al rimborso perché non dializzato, con l'aggravante di aver agito per futili motivi".
I Carabinieri di Tivoli, infatti, avevano accertato che tutte le indebite operazioni di accredito erano state disposte dal sistema informatico, con autenticazione fatta con identificativo e password riconducibili all'impiegata. Le indagini hanno poi evidenziato che sul conto cointestato alla donna vi erano ingenti somme in entrata, tutte disposte con bonifici provenienti dalla casse pubbliche dall'ASL; il denaro poi veniva prelevato allo sportello bancomat al fine di conservare il saldo del conto corrente molto basso o ad-dirittura negativo, per non destare sospetti. L'impiegata, sospesa in via cautelativa dall'ottobre scorso, ha scelto il rito del giudizio abbreviato insieme al marito nel corso dell'udienza preliminare davanti al Gip. Proprio il Giudice per le indagini preliminari nel novembre scorso aveva disposto il decreto di sequestro preventivo di beni del valore fino a 311.000 euro, dando attuazione alla norma che prevede il recupero delle somme sottratte all'Ente pubblico attraverso il sequestro di beni nella disponibilità dell'indagato. Sono stati sequestrati ai coniugi sublacensi tre immobili e un'autovettura Renault Kadjar.