SUBIACO - La Rems si «mangia» metà dell’ospedale di Subiaco, Pronto Soccorso a rischio


 
L’ospedale di Subiaco è finito in «gabbia», divorato per metà dalla Rems.
È l’unico nosocomio del Lazio, infatti, da due anni costretto alla coabitazione con la «Residenza per l'esecuzione delle misure di
sicurezza sanitaria», la struttura che ha preso il posto dei vecchi
ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) chiusi per legge.
Due dei suoi quattro piani sono stati affidati dalla Regione a due moduli da 20 posti letto (anche se il secondo, che doveva aprire nel luglio scorso, non è ancora pronto) per ospitare gli autori di reato malati di mente, prosciolti perché incapaci di intendere
e di volere.
Un progetto in contrasto, però, con le indicazioni del commissario per il superamento degli Opg, Franco Corleone, contro «la presenza di due moduli da 20 posti». Il commissario
ha fatto presente i suoi «dubbi su questa soluzione, dal punto di vista edilizio e del modello terapeutico che prefigura poiché, tendenzialmente, la sua preferenza è per una scelta verso modelli di strutture di accoglienza più piccole», le quali dovrebbero «essere architettonicamente e strutturalmente adeguate alla loro funzione e natura che è quella di una comunità e nemmeno lontanamente di un ospedale».
E invece a Subiaco l’ospedale è costretto a convivere proprio con la Rems, alla quale ha dovuto cedere metà dei suoi posti letto per acuti, passati da 76 a 40. 
Anche per questo nel 2016 l’ospedale ha effettuato 1087 ricoveri ordinari, riuscendo a coprire solo il «29,7 per cento della domanda» espressa dai
40 mila residenti del Distretto. Per i quali vi sono solo «1,19 posti letto disponibili ogni mille residenti», mentre la media complessiva dell’Asl Rm 5 scende ulteriormente a 0,84 pari a un quarto del parametro previsto dagli standard regionali (3,3). I posti letto ordinari per acuti disponibili rispetto al fabbisogno
coprono appena il 44% in 2 soli reparti: Medicina (20 posti) e
Chirurgia (10). Ma le sole 2 sedute operatorie settimanali si riducono ad una a causa della carenza di anestesisti.
Nell’agosto scorso l’Asl ha dovuto appaltare alla società «Heart Life-Croce Amica il servizio anestesiologico notturno in h12», spendendo mille euro al giorno. Ed ora è dovuta tornare a reclutare gli anestesisti a gettone da 60 euro l’ora o da 480 euro per ogni turno di guardia notturna. Perché «non è possibile
garantire le attività istituzionali facendo ricorso ai dirigenti medici
anestesisti attualmente in servizio», che sono «di gran lunga inferiori alle necessità di questa azienda», scrive l’Asl, costretta a deliberare «per i prossimi novanta giorni una quota pari a 1100 ore mensili da destinare all'attività in aggiuntiva per i cinque presidi aziendali».
Dove, pur di «colmare in parte la grave carenza di dirigenti medici per i Pronto soccorso» l’Asl Rm 5 ha dovuto chiedere «con urgenza l’incremento a 38 ore settimanali» dei medici con contratto a tempo determinato perché, anche in questo caso, «considerata l’attuale situazione di carenza di dirigenti si
rende impossibile l’organizzazione del lavoro per i turni di guardia istituzionali».
Ma ora si teme un ennesimo declassamento: «Gli Ospedali di Subiaco e Monterotondo la Regione li vuole come sede di Primo Soccorso e non Pronto Soccorso», avverte Stefano Fabroni del Tribunale per i diritti del malato dopo aver avuto un incontro con i vertici dell’Azienda sanitaria locale.
Antonio Sbraga

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