SUBIACO - Bella vita con i soldi dei dializzati, condannata a 4 anni, 2 al marito, maxi risarcimento alla Asl Roma 5


Tre anni di bella vita coi soldi pubblici, più precisamente quelli destinati ai servizi per i dializzati della Asl Roma 5. Viaggi, auto nuove, gioielli griffati, borse e vestiti firmati grazie ai proventi della truffa messa in atto da Virginia Germini, l'impiegata dell'Ufficio Contabilità della Direzione aziendale dell'Asl Roma 5 scoperta lo scorso 18 ottobre. 
La donna, una 48enne di Subiaco, era riuscita a far sparire 311 mila euro di rimborsi destinati ai dializzati, dirottandoli sul conto corrente cointestato insieme al marito.
Ha cercato di giustificarsi davanti al giudice affermando di essere "malata di gioco" , ma non le è servito ad evitarle la condanna.
Per la donna e per suo marito, il 55enne Franco Vannoli, dipendente dell'Ares 118, è infatti arrivato l'epilogo: nel processo col rito abbreviato davanti al Giudice per l'udienza preliminare Alberto Michele Cinema lei è stata condannata a quattro anni di reclusione per peculato e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre è andata meglio al coniuge che se l'è cavata con due anni per ricettazione, beneficiando della sospensione della pena e della non menzione.
Il Gup ha respinto la difesa dell'avvocato degli imputati, Alessandro Sforza, nella quale si chiedeva la sostituzione delle accuse in truffa aggravata per la Germini e in favoreggiamento - o assoluzione - per Vannoli, al posto del peculato avanzato dalla Procura che aveva richiesto una pena di cinque anni di reclusione per lei e di tre per lui, giudicato consapevole del piano della moglie che trasferiva i soldi sul conto aperto da Vannoli nel 2013, ovvero una volta raggiunta la stabilità lavorativa in Ares, per farsi accreditare lo stipendio di circa 1.700 euro. 
La tesi della difesa è stata respinta poiché non fu una truffa perché alla Germini bastò inserire il nome del marito per trasferirgli il denaro, senza la necessità di aggirare qualche verifica: infatti al marito è stato sufficiente mettere a disposizione i suoi documenti e il conto corrente aperto proprio quando ha avuto inizio il "colpo". 
I coniugi sono stati condannati a risarcire i 350 mila euro di danni patrimoniali e non patrimoniali all'Asl che si è costituita parte civile; alla somma vanno ad aggiungersi 5.400 euro di spese legali sostenuti dalla Asl. Il Giudice Cisterna ha inoltre ordinato la confisca di tre immobili a Subiaco e di una Renault Kadjar, già posti sotto sequestro lo scorso 14 novembre 2016 dalla Procura. 
La donna dovrà inoltre restituire alla Asl Roma 5 la somma di cui si è appropriata nel lasso di tempo che va dal 14 giugno 2015 fino alla scoperta della sua attività criminale in risarcimento del danno di immagine arrecato all'ente pubblico.
L'automobile risultava intestata alla mamma invalida di Vannoli, al quale è stato sequestrato un appartamento a Subiaco stimato 28 mila euro per acquisto ingiustificato insieme a un'abitazione del valore di 64 mila euro di proprietà della Germini, titolare di un sesto di un altro immobile di 15 mila euro di valore.
Secondo quanto si apprende dalla sentenza, per il Giudice "la Germini ha danneggiato anche la posizione dei malati in dialisi e delle loro famiglie che non possono non aver subito ripercussioni da un così ingente saccheggio, anche solo per effetti di ritardi e post erogazioni nei rimborsi."

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